RECENSIONE - Primule fuori stagione (sito Leggeremania)


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RECENSIONE - Primule fuori stagione (sito Leggeremania)


La protagonista di "Primule fuori stagione" (di Luciana Pennino per Iuppiter Edizioni, 2017) guarda il mondo attraverso il suo prisma, dilatante e deformante (una deformazione gradevole e contagiosa, però: quella delle più delicate forme d’ironia partenopee).

Missione: trovare un lavoro a 46 anni, proprio nel suo amato capoluogo campano, dopo aver perso un rassicurante, poco ingombrante, di sicuro poco blasonato, ma confortevole posto fisso. La sua vita non si è svolta solo a Napoli: a guardarla oggi forse non si direbbe, ma è stata una giovane carrierista rampante nella Milano degli anni migliori. Poi, la vita. Un amore finito male (l’unico vero di tutto il passato), una scoperta dolorosa (forse, di matrice autobiografica), e la revisione di obiettivi e abitudini stretta nell’antico perimetro napoletano. Quello fatto di storie e voci che, con esilarante e freschissima sincerità, Luciana Pennino trascrive pagina per pagina, dando spazio a un coro affollato di personaggi. Perché lei, la protagonista e il suo alter-ego, hanno in comune una pulsione d’osservare la realtà, di riferire i testi e i contesti più prossimi, forse strumentale a farci conoscere quel che si svolge nel profondo del suo cuore.

Primule fuori stagione è tutto così. Non solo un monumento aggraziato (e autentico) alla Speranza, ma anche, anzi soprattutto, al passaggio più difficile da mettere in pratica: quello dalla Speranza alla Costruzione. Che genere di lavoro si può trovare, nella Napoli del Terzo Millennio, quando hai alle spalle esperienze qualificate, e 46 anni interi, che non corrispondono esattamente alla generazione stagisti, ma tanto le assomigliano nei timori, nella visione poco promettente del futuro? Ci si può innamorare – e come ci si innamora – dopo che la tua forza d’animo ha levigato di sorrisi anche fondissime cicatrici?

Le primule sono i fiori che per primi sbocciano su un suolo che è stato freddo, desertificato dal lungo inverno, la vita che torna nel suo ciclo di implacabile tenerezza. Ma queste sono “fuori stagione”. Le primule di Luciana Pennino, infatti, sbocciano nel pieno dell’inverno: proprio mentre raffiche gelide sabotano tutte le forme di bellezza che non somiglino al cristallo dei ghiacciai. Sono primule testarde. Divertite. Fantasiose. Ne sanno una più del diavolo per imporsi nella vita della protagonista, io narrante cui è impossibile non affezionarsi. E che probabilmente somiglia alla sua autrice, esperta cultrice di una resilienza discreta e creativa, che ha coltivato questo romanzo per anni prima di darlo alle stampe. Non le resta che cogliere le sue primule e condividerle, esemplari come sono, coi lettori più trasversali. Nota interessante, infatti, è che il romanzo si presta al gradimento di fasce d’età e generazioni anche molto diverse.

Simonetta Caminiti
"Leggeremania"
26 febbraio 2018